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La dura risposta della Comunità Ebraica alla lettera di Emanuele Filiberto: “Il silenzio durato più di ottanta anni è un’ulteriore aggravante”

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La Comunità Ebraica di Roma e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dopo aver preso visione della lettera scritta da Emanuele Filiberto hanno fatto sentire la loro risposta.

Le parole scritte da Emanuele Filiberto ribadiscono la presa di distanza dalle Leggi Razziali firmate da Vittorio Emanuele III.

Ma la sua missiva ha scatenato polemiche non solo perché considerata una sorta di atto dovuto ma anche perché arriva con un certo ritardo. Una presa di posizione contro gli abomini perpetuati contro gli ebrei che arriva a 82 anni di distanza e che per questo desta delle riserve.

La risposta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è stata incisiva e telegrafica, nel comunicato si legge:

“I crimini del fascismo e le firme di Vittorio Emanuele III hanno rappresentato un abominio, un tragico vulnus nella storia d’Italia e resteranno un monito per le generazioni”.

La posizione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

La dura risposta della Comunità Ebraica alla lettera di Emanuele Filiberto
Il principe Emanuele Filiberto di Savoia

La Comunità Ebraica si chiede i motivi di queste scuse ritardate, e perché il sentimento di ripudio si sia manifestato solo adesso da parte del “principe”.

Nel comunicato si ribadisce che la concessione del perdono oggi non è semplice:

“Né l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane né qualsiasi Comunità ebraica possono in ogni caso concedere il perdono in nome e per conto di tutti gli ebrei che furono discriminati, denunciati, deportati e sterminati.

Nell’ebraismo perfino a Dio non si può rivolgere una richiesta di perdono se chi percepisce l’onta e la colpa non si è prima scusato dinanzi alla persona offesa.

[…] Prendiamo atto delle parole di costernazione e ravvedimento espresse mediaticamente nelle scorse ore, in vista del 27 gennaio e vedremo, nei prossimi mesi, anni, quali azioni concrete, quotidiane possano a queste seguire con coerenza ed essere di esempio ad altri”.

 

La Comunità Ebraica risponde alla lettera di Emanuele Filiberto

La Comunità Ebraica di Roma a sua volta ha replicato alle parole di Emanuele Filiberto facendo riferimento ad un evento storico tragico: il rastrellamento di Roma del 16 ottobre 1943.

” […] Il rapporto con Casa Savoia, nella storia e nella memoria è noto e drammatico. Ciò che è successo con le leggi razziali, al culmine di una lunga collaborazione con una dittatura, è un’offesa agli italiani, ebrei e non ebrei, che non può essere cancellata e dimenticata. 

Il silenzio su questi fatti dei discendenti di quella Casa, durato più di ottanta anni è un’ulteriore aggravante. I discendenti delle vittime non hanno alcuna delega a perdonare e né spetta alle istituzioni ebraiche riabilitare persone e fatti il cui giudizio storico è impresso nella storia del nostro Paese”.

 

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