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Coronavirus #iorestoacasa. C’è chi vorrebbe, ma non può

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È l’hashtag che si rincorre tra le pagine dei giornali e su ogni profilo social. Coronavirus #iorestoacasa, scriviamo in ogni dove, salvo poi ammucchiarci fuori dai supermercati quasi gli uni sugli altri.

Eppure c’è chi a casa ci resterebbe e ben volentieri. Ma non può. Perché una casa non ce l’ha.

Dormo sull’erba e ho molti amici intorno a me, gli innamorati in Piazza Grande, dei loro guai, dei loro amori…”

Chi non ha mai canticchiato le parole di Piazza Grande, celebre ballata di Lucio Dalla del 1976?

Un motivo che tutti conoscono, ma sul quale pochi, troppo pochi si fermano un attimo a riflettere.

Torna così più attuale che mai, oggi, ai tempi dell’hashtag sul Coronavirus #iorestoacasa, la riflessione sui senza tetto.

Perchè chi la casa non ce l’ha, chi l’ha persa, come ha perso lavoro, affetti, sicurezze, non può permettersi il lusso di chiudersi dentro qualcosa che non ha più.

Sono oltre 50 mila in Italia le persone che vivono in strada. Un esercito aumentato negli ultimi anni a ritmi impressionanti.

Persone la cui dimora è un angolo di marciapiede o una panchina divisa con qualcuno cui la sorte, o un destino cercato, ha negato il calore di una famiglia e di un riparo, di una casa.

Questo mondo che fa a gara sui social a dichiarare vicinanza, a mobilitarsi per nobili cause, questo mondo che nei prossimi giorni resterà, si spera, rintanato dentro le proprie case, farebbe bene invece ad uscire, ma non dalla porta.

Dai propri schemi mentali, da un egoismo dettato spesso dalla paura dell’ignoto, dalla mancanza di coraggio.

Sarebbe bello che quel #iorestoacasa stimolasse un viaggio ed una riflessione sul senso della vita e sulle cose che contano.

io sto a casa

Chiusi i luoghi dell’apparire, i santuari della bellezza, le luci dei riflettori, questo periodo completamente nuovo ci porge un’occasione.

Non solo di poter guardare una stella come mai l’abbiamo fatto sino ad ora, ma anche di guardare negli occhi chi, le stelle, le abbraccia ogni notte.

Nei giorni del blocco totale, della sospensione di quella corsa spesso senza mèta che chiamavamo vita, usciamo da noi stessi per fare una carezza a chi ha bisogno veramente.

Coronavirus #iorestoacasa, sì. Ma il cuore lasciatelo uscire.

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