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Quando l’altro si aspetta di sentirti urlare, usa il silenzio

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Non rispondere a sciocche provocazioni, a chi vuole avere il controllo delle tue emozioni: quando l’altro si aspetta di sentirti urlare, usa il silenzio.

Joseph Antoine Dinouart, nella vita fu un predicatore e, come possiamo immaginare, utilizzò la parola per adempiere a quella che considerò la sua missione nella vita.

Fu uno dei precursori dei diritti delle donne, al punto che qualcuno lo identificò come uno dei precursori del femminismo!

Eppure, per quelle strane ironie della storia, scrisse un trattato intitolato ” L’arte di tacere”, una riflessione che identificava questa capacità e questo comportamento, come una paradossale arte della parola, un altro capitolo della retorica, che manteneva intatto il suo significato e la sua valenza.

Perchè lo abbiamo ricordato? Semplicemente perchè, oggi, in una società che tende sempre più spesso ad utilizzare la parola come strumento di prevaricazione, di affronto, purtroppo anche di insulto, la risposta migliore consiste nel rimanere in silenzio.

Non è questa una dichiarazione di resa, un abbandono del campo e della contesa.

Significa al contrario una dimostrazione di maturità, saggezza. Di forza.

Quando la parola è utilizzata senza un ragionamento, senza la capacità di capire quello che si sta comunicando, quando segnala solamente un bisogno di apparire, esserci, il silenzio è una grande presa di distanza.

Il silenzio ha una sua forza che può essere persino devastante.

Non rispondere, non cadere nella provocazione, non abbandonarsi al pettegolezzo, è come sferrare un pugno allo stomaco.

Lascia l’interlocutore senza parole. Al tappeto. Sconfitto.

Nei confronti di chi meriterebbe un Premio Nobel per le continue critiche, dinanzi a chi pensa di avere avuto il dono divino di conoscere e sapere tutto, a chi, con la parola, pensa di controllare e manipolare gli interlocutori, starsene in silenzio assume una valenza senza paragoni.

Non è il silenzio pieno di rabbia, utile solo a ricacciare in gola quello che si vorrebbe urlare come risposta.

O quello altezzoso di chi pensa, a sua volta, di sapere tutto, ma decide di non confondersi con chi non ritiene alla sua altezza.

È un silenzio che possiamo definire autentico, quello che vuole proteggere se stesso, la propria sensibilità, la parte più intima della sua persona.

Un silenzio capace di proteggere la propria anima e il bagaglio di esperienze che si sono accumulate nella vita.

In questo modo le critiche scivoleranno, i pettegolezzi faranno sorridere, le provocazioni cadranno, perchè non troveranno un terreno fertile.

Ma, soprattutto, la parte più autentica di noi stessi sarà preservata, le si eviteranno estenuanti discussioni che non conducono a nulla se non a perdere quello che di più bello e positivo abbiamo: la nostra vitalità e la nostra energia.

Non cadere nella trappola della polemica, del chiacchiericcio troppe volte inutile, significa mantenere integre le proprie risorse ed utilizzarle per qualcosa di più nobile, più creativo, più concreto, soprattutto!

La migliore risposta, silenziosa, ai tanti attori che aspirano a diventare primedonne senza averne la minima possibilità.

A coloro che si credono virtuosi burattinai ignari che i fili che pensavano di detenere tra le mani sono stati tagliati da forbici silenziose.

A tutti costoro occorre solo ricordare, quello che saggiamente affermava l’abate Dinouart:

“L’arte di tacere è il gradino più alto della saggezza e della forza”.

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